lunedì 26 maggio 2008

Un libro da ascoltare, di Maddalena Mapelli

(Da Ibridamenti)

Mi ha fatto bene leggere i racconti di Fabry.
E vi dico tutto per filo e per segno.
Che ho saputo per caso che ha scritto un libro. Via mail, gli parlavo del mio, e lui dice, dammi l'indirizzo che te lo mando.
Che appena arrivato a casa, l'ho aperto e lo rigiravo per le mani perché Guida Pratica all'eternità non è un titolo facile da digerire.
Che l'ho messo in borsa, magari prima o poi ci butto un'occhiata.
Che mentre ieri sera Mario mi raccontava del convegno di Roma, e stavamo a bere l'aperitivo in centro, me lo ritrovo aperto tra le mani e ha un sottotitolo che te lo raccomando Racconti tra cielo e terra.
Che poi quando lo cominci, ti accompagna.

Ecco io però ho preferito leggerlo tra la gente. Ieri prima di cena, oggi mentre Sara faceva la gara di pattini. Perché sarebbe stato troppo libro e poco guida se lo avessi ascoltato nel silenzio più totale.
Perché di silenzio ce n'è già tanto nella scrittura di Fabry. E' una scrittura che spesso sfrutta la ridondanza e ti riporta all'inizio. Perché pensare è soffermarsi all'interno di un cerchio.

E' una scrittura che ti trattiene nelle immagini. Ora, quelle dei suoi racconti, mi affollano ancora la mente. E come hanno fatto da riflessi all'io narrante che nei vissuti narrati - impietosi, marginali, tragici, sublimi, esemplari - riconosce e costruisce, volta per volta, parti di sé, così ora mi rispecchio, attraverso quelle immagini, in quei simulacri che ci abitano. E' un gioco di specchi che continua: nella sofferenza delle storie narrate, si snoda il racconto e si costruisce uno sguardo, quello dell'autore del libro, che racconta di sé, narrando degli altri. Allo stesso modo il lettore può continuare il gioco, può rincorrere e rimemorare i propri simulacri, le proprie immagini mnestiche, riflettendosi in ciò che il testo gli suggerisce.

Io non ho intravvisto l'eternità - perché la mia cultura è differente - ma ho sentito il pneuma, lo spiritus, che ogni cosa lega. E attraverso i racconti di Fabry ho rivissuto quei momenti di felicità leggera che accompagnano le sere di maggio della mia infanzia. Davanti al sagrato della chiesa, a correre e a giocare. Una felicità di cui sono capaci i bambini. E che può sentire chi schiude la propria anima oltre ciò che è visibile. Perciò sì, ascoltando questi racconti ho sfiorato un mondo e, senza arrivare al cielo, ho provato quantomeno a sollevarmi da terra e a leggere nelle storie altrui i riflessi delle mie. Un esercizio di sospensione tra terra e cielo che fa bene. Fa bene davvero.

grazie Fabry