lunedì 30 giugno 2008

Marco Guzzi

Carissimo Fabrizio,
grazie del libro che mi hai inviato e che sto leggendo con gusto e con pazienza. Senza fretta cioè, un racconto o due per volta.
Sembrano a volte brevi parabole contemporanee, sempre pregne di insegnamenti, attinti però dalla semplicità delle storie più feriali, come Polvere, ad esempio: il disegno preciso e insieme misericordioso di un carattere e di un destino.

Ciò che in particolare mi interessa è la visione generale del fare poetico che mi sembra soggiaccia a tutto il tuo lavoro, e cioè la preminenza della vita sulla letteratura.
Non a caso in Scacchiere parli di Rebora che seppe rinunciare perfino alla poesia "vincendo l'ultima partita con uno scacco matto all'Avversario". La scrittura infatti può diventare idolatria.
Leggiamo a volte veri e propri deliri sul ruolo del poeta, senza che si comprenda il senso autentico di questa vocazione, e cioè la diaconia nei confronti di una Parola che è più grande di noi e che solo nella più umile vita concreta, e nel servizio, trova la sua più piena incarnazione.
Ecco, nei tuoi racconti si sente che per te la scrittura è al servizio della vita e non viceversa.
Speriamo che questa Guida pratica possa raggiungere molti viandanti e molti dispersi.

Un abbraccio grande e affettuoso
Marco Guzzi